Chi ha ragione?

Anche la divulgazione della lingua italiana può diventare a volte una restrizione cerebrale, se si guardano soltanto i puntini sulle i e non vengono notati nel modo più assoluto i contenuti, né ti interessa più del non verbale. Anche piccole cose moltiplicate come queste, per quanto candide in molti casi, di trasmissione in trasmissione di risposta in risposta possono generare un senso diffuso di fredda indifferenza tra noi. ❤️
Molte cose più che giuste, se portate agli estremi perdono il loro valore. Anche sui social possono essere ideate basi per guerre sanguinose e reali.
Il consenso, il favorire una parte, generano condivisioni, le condivisioni diventano autorevoli e influenti, passa una realtà unica, i popoli non esprimono alcuna pressione ai governi, e così questi continuano il gioco. I governi sanno che anche solo un atto di dissidenza può generare milioni di like e condivisioni. Qualcuno potrebbe dire che sono gli eserciti da temere.
Invece la concatenazione di accadimenti prodotti dalla comprensione delle cose è ciò che può farla fare addosso nei pantaloni, non meno a questi politici e grandi imprenditori ecc perché un popolo che sta in piedi è una forza, un’onda che non finisce e inizia a fare delle scelte mirate.
Anche il valore della pace per esempio. Pensare in assoluto che tutti e tutto debba stare bene a tutti perché l’attaccamento materiale non va bene o perché siamo artefici noi del nostro destino, può essere persino pericoloso se estremizzato, reso un concetto astratto e imperativo, soprattutto perché non siamo solo esseri spirituali ma anche piccoli uomini e donne che meritano condizioni dignitose per vivere. Un gruppo che eccede nelle idee ma soprattutto le impone con le buone o le cattive, con velate condanne o palesi insulti, è più una setta.
Non dico che un eccesso non possa aiutare. Un eccesso può essere letto come tale da persone che per esempio stanno aggrappate alla zona di comfort e ai pensieri unici piuttosto che a certi precetti morali anche discutibili, perché fa un atto che rompe quella falsa calma: allora, se l’etica, il buon senso, la liberazione dalle schiavitù e da disvalori trasmessi da molto tempo rompono questa malata “normalità”, sarà eccessiva e intollerabile agli occhi dei più, dunque è un eccesso positivo, non può essere obbligato né zittito perché è un atto di coraggio che in genere porta le altre persone poi a capire. La persona che si libera e libera non lo fa che per un solo motivo, liberarsi.
Come fare a capire chi sta nel vero?
Il nostro cuore è dotato di sensazioni affidabili per farlo.
E uno potrebbe dire, un razzista ha fastidio per la gente di colore, come può essere nel giusto?
Oltretutto uno che spiega bene e sa persuadere può essere convincente.
Ecco io credo che col giusto ci si può confrontare. Rispetta le tue idee non fa per volerle cambiare, riconoscendo che siamo tutti differenti e che inclusione è includere anche pareri ingiusti o semplicemente diversi dai tuoi.
Se qualcosa non è in assoluto giusta, le è comunque più vicino quando il confronto è possibile, la dialettica, il dialogo. Se percepisci fortemente qualcosa che non torna, se il cuore sente che non c’è amore né integrità, ma occultamento, qualcosa effettivamente viene nascosto.
Molte persone possono convincere interi popoli perché fanno leva sul loro rancore, che vanno a giustificare sollevandoli da un qualche senso di colpa.
Fanno leva su paure, incertezze, frustrazione, insoddisfazione. Chi agisce inganno non accarezza il lato migliore di noi, consapevole, pensante, oltre, grato, felice, soddisfatto. Instilla voglia di vendetta, orgoglio malsano e fierezza disfunzionale.
Gli eccessi divisivi sono utili solo al capitale e basta, tendono salvo forse eccezioni a essere pericolosi perché si fondano oltre che su loschi interessi, sull’idea da parte dei sostenitori di una netta separazione del gruppo di appartenenza col resto del mondo, e questa percezione non è realistica. Di guerre e regimi giustificati da buoni valori e dall’orgoglio ne abbiamo visti.
(Disegno a caso di una ragazza lupacchiotta)

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